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Brani scelti
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Da: "NUOVOSUD"
Speciale expo arte 88
A cura di GIOVANNI
AMODIO
La scultura di Vincenzo
Avagliano leviga l'immagine e costruisce
l'uomo come parvenza, presenza emblematica
di una condizione spirituale che trascende
la sua connotazione formale, per evidenziare
la sua essenza interiore.
Leggere l'anima è
l'impegno creativo di Avagliano, artista del
bronzo che non descrive e non annulla la
forma, la sublima e la interiorizza con una
sapienza tecnica e una tensione plastica di
rara efficacia. |
Con la pittrice Loredana
Gigliotti
all'Expo Arte 88. |
Dal catalogo: "Scultori
campani, presenze contemporanee"
Giardini di Villa Guariglia 1984 - Vietri
Sul Mare (SA)
A cura di Mario
Maiorino
Il ritorno di Vincenzo
Avagliano al suo mondo, quello della
scultura - ritorno inteso nel significato di
una presenza e di una testimonianza di sé
nella definizione di un cammino - , avviene
in un modo abbastanza felice; giacché la
pausa riflessiva su antichi connotati
oscillanti tra un plasticismo classicistico
ed una suggestione alla Manzù gli è servita
alla distinzione di un ben altro della
scultura stessa con l'allargamento
dell'orizzonte dal monumentalismo, anche
alla Duschamp, talvolta bozzettistico,
all'immagine delineata in un tormento più
inquietante ed in una designazione più
individuata. [...]
Da: "ITINERARI
PISANI 5"
a cura di Giorgio Seveso
Testo di
Mario Maiorino
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Mario
Maiorino |
Anche in
pittura, come in scultura, di
Avagliano è totale il segno
dell'uomo nella sua identità
completa ed assoluta. E quanto
egli attua nella sua solidità
dei valori nell'assoluto delle
forme scultoree,
ellenisticamente configurate, è
trasfuso completamente in
pittura con un'accentuazione
realistica del figurativo che è
condizione di un'intensa
attenzione a ciò che è
l'accessibilità ad essere
caratteriale in ogni assunto.
Parliamo anzituttto di un gusto
figurativo moderno.
Lo troviamo
in discesa, dal Quattrocento in
poi, fino a Guttuso, mentre si
scompone ai rigori cubisti - ma
questo poi non dice che non si
ricomponga - nel Fronte delle
Arti già chiarito nella storia
degli ultimi cinquant'anni.
Avagliano pittore nasce da qui,
da questi presupposti, di
costruzione vera della figura,
del vero nel vero,
dell'immagine, del colore forte
e denso, della serenità di un
contorno e di una chiusura
compositiva mai ermetica, ma
chiara e pur decisa con
congiungimento all'interno di se
stessa, di pieghe, di fattezze,
di forze armoniche, di gamme in
confronto, di stesure assorbenti
bagliori e liquidità fisiche.
[...] La sua realtà è la
proposta dell'intero visibile,
come del ritratto fisiognomico.
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Dal catalogo de
"Il
Cortile - Centro d'arte e
cultura"
per l'Expo Arte 88
Mario
Maiorino
[...]
Esistono dei tagli, diremmo
addirittura delle cesure, quando
non proprio degli stacchi, che
pongono l'evidenza che questa
sua scultura intende mostrare in
primo luogo: l'essanza delle sue
radici. Sono esse, senza dubbio
antiche, e vengono, guardacaso,
dalla sintesi di elementi
quattrocenteschi, nudi, calcati,
solidi, addirittura
geometrizzati, con altri ancora
più lontani, ellenici, italici,
nell'unione di un pompeianesimo
e di un etruschizzante, quale
appunto va sentita nell'area
campana e lucana, ma
principalmente nel circondario
di una situazione determinata
poi autoctona nel delimitarsi di
una civiltà. Scultura storica,
dunque, in primo luogo. |
Arte italiana
contemporanea
Edizione "La Ginestra" -
Arezzo
Testo di Antonio
Donadio
Il "Segno Scultoreo" di
Vincenzo Avagliano come magico referente
demarcativo. Plasticità compositiva tesa ad
una figuratività a se stante, attraverso una
ricerca intimamente gneoseologica per figure
che superano la pura rappresentatività nel
porsi come "Segno" dal respiro autonomo.
Letta nei "segni formali", s'impone nella
misteriosa vitalità dell'oggetto in sé, del
"segno propositivo", al di là di barriere di
pura rappresentazione o di letture pregne di
segmenti culturali. Assoluzione della
fantasia creatrice dell'artista e della sua
immaginazione a piani a volumi a
disposizioni primarie di forme nello spazio,
che fermano l'occhio e l'appagamento
referenziale non solo alla superficie della
comunicazione ove la ridondanza
dell'esasperazione formale dei "suoi
volumi", si traduce in una esasperata
ricerca dell'unico referente possibile:
creazione di altri Segni a se stanti sia da
sé sia dalla materia stessa che si fa
sostanza nella forma, al di fuori del suo
essere come res finita. [...]
Il poeta Antonio Donadio (a
desta) con Alessandro Quasimodo.
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Da:"Le
ragioni della speranza"
Sala Gemito, Napoli 1987
Di
Angelo Calabrese
Scultore
ispirato da una forte emotività
da cui si proietta e trasfigura
la forma, coglie misteriosi
emblemi dell'esistenza, erodendo
alla luce l'espressione e le
memorie corporali.
Le tracce
degli oggetti reali e del mondo
fisico sanciscono la crisi umana
e le scansioni informali sono
attraversate da flussi di
movimenti che, del resto, sono
altre connotazioni di umanità.
Avagliano inventa degli impianti
visivi che colgono la memoria
collettiva e intanto, proprio
attraverso quel noto attrattivo,
l'artista fa in modo che si
recepiscano le istanze
immaginifiche e plastiche. |
Dal catalogo della prima mostra
personale
"Al
triangolo"
Lacco Ameno - Ischia 1972
Testo di
Sabato Calvanese
Un giovane
serio, dalle idee chiare e con
tanta voglia di lavorare.
Questa
potrebbe essere un'ottima
presentazione di Vincenzo
Avagliano. Ma così come espressa
a capo della pagina mi sembra
piuttosto una riduzione della
sua personalità. Mentre ho
desiderio che costituisca
l'inizio dell'esame di una
esperienza duplice quale è la
sua, rivolta alla grafica ed
alla scultura, ove egli opera
contemporaneamente alla ricerca
di idee, di espressioni che gli
consentano di chiarire a sé e
agli altri il mondo che gli urge
dentro. |
Da "Colori
e forma"
Club
Universitario Cavese 1985
A cura di
Sabato Calvanese
[...]
Liberare l'espressione dai
vincoli e non soltanto dalla
figuratività naturalistica per
attingere ad una piena energia
vitalistica, esistenziale è
l'esigenza sentita da Avagliano.
Così l'elaborazione di sottili
evocazioni e allusioni mediante
composizioni e moti di volumi e
di profilate superfici ed a
riduzioni per ritmi di stati
d'animo diventa necessario per
il suo operare.
La sua
scultura è tramite di messaggi
dell'inconscio, acquista, col
passare del tempo, sempre più
significati di psicologia.
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Da "Marinai
di montagna e boschi di mare"
Comunità Montana Calore
Salernitano
A cura di
Sergio
Vecchio
Vincenzo Avagliano
Scultore di
Cava dei Tirreni, attraversa
plasticamente la figura del ‘900
scavando all’interno di essa, in
un muto dialogo con la materia e
delineandone, in modo
essenziale, i contorni. E’ un
silenzioso rimando di ombre e di
luci in cui l’anima dell’artista
si fonde con l’apparente
espressione di calma delle sue
figure. In realtà l’inquietudine
della sua ricerca, in un
equilibrato controllo delle
forme, trova pace nel meticoloso
lavoro della materia, l’unica
speranza di astrazione dalla
banalità del quotidiano.
Le sculture
di Vincenzo Avagliano rifuggono
dalla ingenua e didascalica
descrizione del reale, dalla
pedissequa rappresentazione
delle sembianze perché esse si
astraggono dal concetto di
tempo.
E’ dunque l’atemporalità
dei personaggi la chiave di
lettura dell’opera di Avagliano,
del suo lucido estraniarsi dal
tempo reale, pur rimanendo egli
ben vigile e presente
nell’attualità in cui vive.
La scultura
rappresenta il suo presente ma
in una datazione indefinita, in
un composto silenzio della
pratica dell’arte e in un libero
attraversamento della propria
ricerca in direzione del futuro.
Nel quale futuro, se c’è ancora
speranza, non si può prescindere
dalla pratica dell’arte e dei
suoi codici, non condizionata
dalla velocità del tempo e delle
sue urgenze. L’assorto e isolato
lavoro del quotidiano, l’artigianalità
del fare scandiscono il coerente
itinerario dello scultore di
Cava, in cerca di una
controllata mediazione tra la
materia e il suo divenire forma,
scultura.
Il suo attivo
silenzio del fare costituisce un
idea concreta di progetto di
scultura al di là delle
incombenze del reale e delle sue
contaminazioni, in cerca di un
utopica arcadia delle forme,
della purezza della linea e dei
contorni. In cui far liberamente
convivere la sua sapienza
artigianale con la
trasformazione della materia in
scultura, senza età e libera dal
reale.
Sergio
Vecchio, Luglio 2006 |
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Dal libro "Il
'900 a Salerno - Le arti e gli
artisti nel secolo del '900 nel
territorio salernitano"
Edizioni Oèdipus
Di
Rosario
Pinto
[...] Uno
spessore comunicativo di
immediato impatto è ciò che
caratterizza la scultura di
Vincenzo Avagliano di Cava de'
Tirreni. Di lui annota Antonio
Donadio: "Plasticità compositiva
tesa a una figuratività a se
stante, attraverso una ricerca
intimamente gnoseologica per
figure che superano la pura
rappresentatività..." (A.
CALABRESE M. MAIORINO, Arte
italiana contemporanea,
Arezzo 1993).
La scultura
di questo artista riesce a
collocare l'immagine figurativa
in una condizione di
atemporalità, cogliendo l'attimo
che rimane fissato come in un
fermo-immagine cinematografico.
In proposito può essere
illuminante, ad esempio,
osservare un'opera come
Turista, del 1991, in cui il
risvolto dell'abito cui fa da
contrappunto il braccio sinistro
teso in avanti basta a conferire
quella sensazione di sospensione
del tempo che appartiene, nello
specifico scultoreo,
all'esperienza iperrealista
americana. |
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